“Ammonito”. Non parliamo di una partita di calcio, ma di un provvedimento preso nei confronti di un cittadino italiano che, per mesi, ha molestato la sua ex con telefonate, sms, pedinamenti e minacce. La vicenda, avvenuta a Milano, risale a fine marzo e rientra nei cosiddetti casi di “stalking”, termine che indica un atteggiamento persecutorio nei confronti di qualcuno. La nuova normativa prevede la possibilità, per la vittima, di rivolgersi alla pubblica autorità chiedendo di ammonire il persecutore (anziché presentare subito querela ai magistrati). Il provvedimento è scattato quando l’uomo è arrivato a tappezzare l’asilo frequentato dal figlio della vittima con volantini offensivi. La buona notizia è che è risultato efficace: lo stalker, infatti, non si è più fatto vivo.
Ma cosa prevede la legge? Oggi, per il reato di Atti Persecutori, introdotto a febbraio per decreto legge e ora convertito in legge, si prevedono pene da sei mesi a quattro anni e la possibilità di intimare al persecutore il “divieto di avvicinamento”.
In funzione preventiva, recentemente, è nata anche una squadra “speciale”. In gergo, “Sezione Atti Persecutori”. Presentata a metà marzo dal Comandate Generale dell’Arma dei Carabinieri, Gianfranco Siazzu, ai ministri delle Pari Opportunità, Mara Carfagna (nella foto con Valentina D’Acquisto, nipote di Salvo) e della Difesa, Ignazio La Russa, ne fanno parte tredici carabinieri, tra cui sette donne, e comprende psicologi, sociologi, statistici e criminologi.
Intervista al Comandante della Sezione Atti Persecutori, Barbara Vitale
In cosa consiste l’attività della nuova squadra anti-stalking?
La sezione porta avanti studi e ricerche sul fenomeno degli atti persecutori e organizza corsi di formazione che al momento coinvolgono anche i dipendenti del dipartimento delle Pari Opportunità. Non si tratta di una sezione operativa, dunque. Obiettivo principale è quello di delineare strategie di prevenzione efficaci.
Chi sono le vittime dello stalking?
In base ai dati disponibili, sono principalmente donne. C’è, però, anche una piccola percentuale di uomini. Il rapporto è di 3 a 1. Le categorie professionali più colpite sono medici, infermieri, psicologi, assistenti sociali e quanti, insomma, si occupano di attività d’aiuto. Il fenomeno è trasversale. Una volta riguardava soprattutto i vip, ma ora si è esteso anche alle persone comuni.
Cosa consigliate a chi si sente vittima di questo reato?
Prima di tutto suggeriamo di prendere consapevolezza del problema ed evitare l’isolamento. Quindi, di conservare un atteggiamento fermo nei confronti del persecutore.
Meglio non cercare una mediazione, lo stalker potrebbe leggervi erroneamente un interesse.
Creare, poi, un diario in cui riportare gli eventi più importanti, conservare sms e e-mail e registrare le telefonate (anche quelle mute). Potrebbero essere utili in caso di denuncia. In caso di diverbi verbali, è meglio andare a un comando dei carabinieri e riferire quanto accaduto.
Se le violenze sono di natura fisica, inoltre, è bene recarsi al pronto soccorso e spiegare il motivo di eventuali lesioni. Rivolgersi, quindi, al comando dei carabinieri per fare presente la situazione.
In caso di necessità, così, si mette il magistrato in condizioni di procedere d’ufficio. Prima però è possibile tentare un’altra strada: ci si può rivolgere alla pubblica autorità e richiedere l’ammonimento del questore. Quando questi ritiene fondata la denuncia, ammonisce l’accusato e, se il suo atteggiamento non cambia, automaticamente scatta la denuncia.
Esiste un numero verde utile in questi casi?
Al momento, si può fare riferimento al 1522, il numero anti-violenza donna attivo 24 ore su 24 e si possono visitare i siti www.women.it e www.controlaviolenza.it. L’Osservatorio Nazionale Stalking dell’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia (www.stalking.it), ha messo a disposizione un numero nazionale: 06-44246573, attivo dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 19. Nei fine settimana, invece, si può chiamare il 327-4660906. Un’altra possibilità, in caso di bisogno, è il 112, il numero di pronto intervento.
Tratto da www.quimamme.it
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