Siete alla ricerca di un figlio? Un aiuto per la cicogna può venire anche dalla dieta.
Alcuni alimenti, infatti, sono ricchi di vitamina B, che favorisce l’impianto dell’embrione, o di zinco, che favorisce il concepimento (e la fertilità nell’uomo). Ma, soprattutto, è importante mangiare sano.
E lo dimostra una ricerca della Harvard School of Public Health condotta su più di 17.500 donne che cercavano una gravidanza. Chi seguiva una dieta sana aveva una riduzione pari al 66 per cento del rischio di infertilità per problemi di ovulazione e del 27 per cento per altre cause rispetto alle donne che non si attenevano a schemi alimentari corretti.
Senza dimenticare che il sovrappeso o il sottopeso hanno entrambi una notevole influenza sull’ovulazione.
Qual è, allora, la dieta pro-gravidanza?
Ne abbiamo parlato con la dott.ssa Stefania Setti, medico nutrizionista dell’Ospedale Humanitas Gavazzeni di Bergamo.
Dott.ssa Setti, quali sono gli alimenti pro-fertilità?
“Non dovrebbero mancare sulla tavola di chi è alla ricerca di un figlio acidi grassi monosaturi (olio extravergine di oliva) evitando i grassi idrogenati in sostituzione di quelli trans-saturi (tipici degli oli di frittura, snack salati e merendine). Ad ogni pasto non dovrebbe mai mancare una fonte proteica preferendo alla carne (proteine di origine animale) i legumi (proteine di origine vegetale), che sono anche una buona fonte di zinco, che favorisce il concepimento e la qualità degli ovociti oltre alla fertilità maschile. Altra fonte proteica fondamentale è il pesce, che è ricco di zinco e di omega 3, acidi grassi che contribuiscono a mantenere in buona forma l’apparato riproduttivo. Gli omega 3 (contenuti in sardine, sgombri, salmone, merluzzo e aringhe) concorrono a garantire un normale sviluppo del sistema nervoso del feto, soprattutto se assunti nell’ultimo trimestre di gravidanza e, per il bambino, nei primi mesi di vita. Di zinco, inoltre, sono ricchi il latte, la carne, le uova, il lievito di birra e anche i frutti di mare come le ostriche. Per quanto riguarda i carboidrati, invece attenzione all’indice glicemico. Preferire, quindi, quelli a basso indice glicemico come pasta, riso e pane integrali a quelli raffinati. Questi ultimi stimolano maggiormente la produzione di insulina perché fanno innalzare più rapidamente e più significativamente la glicemia, meccanismo che può influenzare negativamente il delicato equilibrio della riproduzione.
Il buffet della gravidanza, poi, deve ovviamente comprendere frutta e verdura fresche di stagione, ricche di vitamine, minerali oligoelementi e sostanze antiossidanti, in grado di proteggere le membrane cellulari. Anche il ferro ovviamente è essenziale: lo si trova nel tuorlo d’uovo, nelle verdure a foglie verdi (ma attenzione, perché questa forma chimica non è assorbibile dal nostro organismo, al contrario di quello contenuto nella carne), fagioli, frutta secca, ma, soprattutto, nella carne bianca e rossa, che quindi non deve essere assolutamente bandita dalla dieta, ma consumata nelle giuste quantità e frequenze settimanali. Il mio consiglio è di seguire un regime alimentare equilibrato, che assicuri l’apporto di tutte le sostanze necessarie all’organismo per ‘funzionare’ bene. Una raccomandazione, invece, è quella di limitare il consumo di caffè e alcolici, non fumare e svolgere un regolare programma di attività fisica”.
E le vitamine del gruppo B che ruolo hanno?
“Le donne che sono alla ricerca di una gravidanza dovrebbero assicurarsi un giusto apporto di acido folico (vitamina B9), che è presente in molti alimenti (fegato, arance, broccoli, spinaci, fagioli, lievito, tuorlo d’uovo, barbabietole, pane integrale) e la cui carenza può causare danni gravi al feto. Esiste, infatti, una relazione tra bassi livelli di acido folico nella madre e presenza nel feto di difetti del tubo neurale, cioè malformazioni del sistema nervoso che causano palatoschisi, danni cerebrali con difficoltà di crescita ed apprendimento, anencefalia, cefalocele e spina bifida.
Assumere acido folico all’inizio della gravidanza (meglio ancora se si cominciasse ad assumerlo uno o due mesi prima di un eventuale concepimento) diminuisce del 50-70 per cento l’insorgere di queste anomalie. Altrettanto fondamentale è il ruolo della vitamina B6 che, oltre ad alleviare i problemi di nausea e vomito, che spesso affliggono le gestanti nei primi tre mesi, aumenta le probabilità di concepimento e diminuisce il rischio di aborti (come evidenziato in un recente studio pubblicato sull’American Journal of Epidemiology). Secondo gli esperti, alcuni coenzimi dipendenti da questa vitamina partecipano a più di cento reazioni coinvolte nel metabolismo degli aminoacidi, dei lipidi, degli acidi nucleici e del glicogeno. Per questo motivo, una carenza di vitamina B6 potrebbe comprometterne l’attività, pregiudicando l’impianto dell’ovulo e lo sviluppo della placenta. La vitamina B6 si trova nel lievito di birra, nei prodotti integrali, nel fegato, nel pesce, nell'albume delle uova, nel mais, nel latte, nella frutta, nei vegetali verdi, nell’olio di germe di grano e nella carne”.
Anche il peso influenza la fertilità?
“Numerosi studi clinici dimostrano come una adeguata quantità di tessuto adiposo ed una corretta distribuzione del grasso corporeo siano fattori critici per l’insorgenza e la persistenza di regolari cicli mestruali. Per quanto riguarda la fertilità è necessario un adeguato ed equilibrato apporto nutrizionale sia in termini di quantità che di qualità degli alimenti, infatti, sia le donne sottopeso che quelle sovrappeso/obese hanno una probabilità di concepimento che è statisticamente inferiore rispetto a quelle normopeso. Le donne in sottopeso, per esempio, hanno un numero minore di ovulazioni nell’arco di un anno rispetto alle donne con peso normale. Questo perché l’ipotalamo interpreta la perdita di peso drastica (ma anche la magrezza in generale) come una situazione di possibile pericolo, in cui sono presenti carenze di apporti nutrizionali (soprattutto proteici) fondamentali per un corretto sviluppo del feto e per il benessere della mamma, quindi, una situazione inadatta alla gravidanza. Per questo blocca o riduce il numero di ovulazioni. Sovrappeso e obesità invece, creando uno stato di insulino-resistenza, interferiscono negativamente con la funzionalità riproduttiva della donna”.
Fin qui il parere della nutrizionista. Ma cosa ne pensa, invece, un esperto in ginecologia? Lo abbiamo chiesto al dott. Paolo Emanuele Levi Setti, responsabile di Ginecologia e Medicina della Riproduzione dell'Istituto Clinico Humanitas.
“Una dieta pro fertilità, se per questo intendiamo un mutamento improvviso della abitudini alimentari in funzione della ricerca della gravidanza forse non esiste. Fatto salvo per l’assunzione di acido folico nel periodo periconcezionale e nei primi mesi di gravidanza, consigliabile per l’effetto positivo sulla conduzione della gravidanza e sulla riduzione di difetti fetali, come le anomalie del tubo neurale, un brusco cambiamento dell’alimentazione non solo non gioverebbe, ma potrebbe forse addirittura risultare dannoso. I commenti della dott.ssa Setti sono esaustivi e corretti. Conosciamo in questi anni meglio il ruolo della leptina, ormone prodotto dal tessuto adiposo e del suo ruolo nella regolazione del ciclo ovarico. Molto sappiamo sul ruolo delle sostanze tossiche ambientali sulla fertilità maschile. Una condizione tuttavia di armonia fisica e di relazione sono un percorso di vita cui un’alimentazione salutare certamente giova in modo significativo. Un percorso alimentare pro fertilità intrapreso solo in un periodo emotivamente così difficile come la decisione di concepire un figlio, è forse un fardello troppo pesante per la donna e per la coppia. Nella nostra società, che certo non contribuisce al desiderio di maternità e spesso lo relega ad un periodo della vita in cui diviene difficile se non impossibile, non aggiungerei un nuovo motivo alla decisione di rimandare la ricerca di un figlio".
A cura di Lucrezia Zaccaria
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