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L'ANGOLO DEI GENITORI
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Fratelli amici o rivali? |
I fratelli hanno dei punti di forza rispetto al figlio unico,
ma le dinamiche sono piu' complesse e i genitori possono aiutarli ad affrontarle |
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Si abbracciano e subito dopo se le danno di santa ragione. Litigano fra loro e, passato un minuto, si alleano contro mamma e papà. La vita tra fratelli è cosi, fatta di rivalità, invidia, gelosia, ma anche di tanto affetto e complicità. Ma in questo continuo oscillare tra sentimenti contrastanti, quale ruolo occupano il fratello maggiore e quello minore? Quanto conta la differenza di età e di sesso? E infine: cosa possono fare i genitori per contenere la gelosia e rafforzare il loro legame?
Il più grande: un esempio da imitare
Il primogenito è atteso con trepidazione, i suoi progressi sono seguiti con entusiasmo, ogni piccola conquista diventa indimenticabile. E questo gli trasmette una sicurezza interiore che nemmeno l’arrivo del fratellino potrà cancellare. Certamente si sentirà spodestato, e capirà di non essere più l’unico al centro dell’attenzione. Ma questa frustrazione si trasforma in un punto di forza. Perché impara, con il tempo, anche a prendersi cura del più piccolo, a offrirgli il suo aiuto, a incoraggiarlo. Si sente così più grande, autonomo, responsabile. E infatti, è proprio per riacquistare un ruolo da protagonista, che spesso il primogenito assume degli atteggiamenti da “adulto”, diventando più posato, maturo. Inoltre, facendo da “apripista”, rappresenta un modello da seguire per il più piccolo e questo lo fa sentire, ancora un volta, importante. Infine, con un fratello minore, ha la possibilità di confrontarsi con un suo pari, di trovare qualcuno che ha sempre voglia di giocare con lui. Gli adulti, si sa, non sono sempre disponibili. E questo gli insegna le regole della socializzazione, dello stare insieme agli altri. Rimanendo figlio unico, gli sarebbe più difficile.
Le difficoltà del “primo”.
La gelosia del più grande, quando arriva un fratellino, va sempre messa in conto. E non è detto che si manifesti a parole o con atteggiamenti aggressivi verso l’ultimo nato. Anzi, molte volte imbocca la strada della regressione. Il primogenito, improvvisamente, decide che non vuole più mangiare certi cibi. O pretende di addormentarsi in braccio alla mamma. Oppure ricomincia a fare pipì a letto. Ma sono solo fasi. Quando il bambino si sentirà rassicurato e capirà di non aver perso l’amore dei genitori, ma che ognuno in famiglia ha il suo posto, riprenderà il suo percorso di crescita. Per aiutarlo, è importante che mamma e papà non pretendano da lui che sia sempre disposto a capire di più, ad accettare le pretese del fratellino. Così come si dovrebbe evitare di caricarlo di compiti troppo gravosi, facendolo sentire quasi un “secondo genitore”. Se ciò accade, il bambino potrebbe sviluppare un risentimento nascosto verso il fratello minore, che si manifesta, di solito, con atteggiamenti troppo critici e severi nei suoi confronti. Come fosse invidioso della sua spensieratezza, del fatto che lui possa essere trattato sempre da piccolo.
Le difficoltà del “secondo”
Non bisogna credere che la gelosia riguardi solo il primo figlio. Spesso colpisce di più il secondo arrivato, perché essere “il più piccolo” può creargli una sensazione di inferiorità o subordinazione, e perché sente di avere meno privilegi rispetto al primogenito. E’ fondamentale evitare di fare paragoni, di far osservare al figlio minore quanto è bravo suo fratello. Questi confronti possono sortire l’effetto opposto. Il bambino, infatti, temendo di non riuscire a emulare il “grande”, potrebbe rifiutare di prenderlo a modello e, anzi, cercare di differenziarsi il più possibile da lui. D’altronde, non è facile fin da subito, per i genitori, rendersi conto che due figli possono essere anche tanto diversi tra loro. E, abituati a confrontarsi con il più grande, possono far fatica a cogliere le peculiarità del secondogenito. Preoccupandosi solo di essere sempre imparziali e di distribuire un numero identico di coccole e attenzioni. Invece, è più importante far capire loro che non sono uguali. Ognuno ha le sue esigenze e si può essere trattati in modo diverso, senza che questo significhi ricevere meno amore. Sentendo che ciascuno viene considerato per la propria singolarità, con il tempo anche la rivalità si attenua.
Maschi e femmine: chi è meno geloso?
Non esistono regole assolute. I fratelli, maschi o femmine, possono essere molto vicini d’età e andare d’accordo, o avere tanti anni di differenza e non potersi soffrire. Oppure, il contrario. Solitamente la gelosia è meno accentuata tra quelli di sesso diverso, perché la differenza di genere rende più evidente anche la diversità del proprio ruolo in famiglia. La sorella più grande si sentirà simile alla mamma nel prendersi cura del fratellino, mentre il maschio sarà fiero di proteggere la nuova arrivata. E per quanto riguarda l’età, di solito la gelosia è più marcata se nasce il fratellino quando il primogenito ha tra i due e i cinque anni. Per lui è un momento critico, in cui è ancora forte la dipendenza soprattutto dalla mamma. Poi, la spinta verso l’autonomia e la scoperta delle amicizie a scuola, diventano determinanti.
…in attesa del più piccolo
Sta arrivando il secondogenito, e la mamma è in ansia per il suo primo bambino. “Accetterà il fratellino? Riuscirò a gestire la situazione?”, si chiede. Sono paure che si ridimensionano in genere dopo la nascita del bebè. E’importante che la mamma per prima si convinca che non sta sottraendo nulla al primogenito, anzi che gli sta facendo un regalo. Perché l’amore di una madre non si divide, semmai si moltiplica. E più affetto circola all’interno di una famiglia, più ci si arricchisce tutti. È poi fondamentale l’intervento del papà. Perché può rassicurare la compagna, e prendersi cura del primogenito dopo la nascita del fratellino. Una bambina sarà felice di stare più vicina all’uomo che più ammira al mondo, si sentirà più ‘donnina’ e abbandonerà quella rivalità inconscia che prova verso la mamma. Se il primogenito è un maschio, passare più tempo con il papà significa rafforzarsi nella sua identità e avere un modello in cui identificarsi. Un’esperienza per lui davvero preziosa.
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01/03/2014
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