Sciopero generale!!!
Quella mattina Veronica, che frequentava la quinta elementare in una scuola posta nella piazza centrale di un paesino di provincia, vi si recò lo stesso, poiché i suoi genitori dovevano andare al lavoro.
Una volta entrata in classe, la bambina, ebbe una sorpresa: l’aula era vuota! Era l’unica alunna presente, pertanto fu ‘collocata’ da una insegnante, in un’altra classe,
con lei altri dieci bambini, tutti di età diverse.
Veronica era una ragazzina dotata di brillante intelligenza e non ci mise molto a capire che tutti quei bimbi-ragazzini, si conoscevano tra loro e che molti erano legati da parentela; sicché giocavano e facevano capannello, escludendo ed ignorando i nuovi, nonché provvisori compagni.
Ciò per Veronica non rappresentava un problema; era abituata ad osservare ogni situazione e poi le piaceva e sapeva ascoltare. Questo, spesso le bastava!
Essendo una acuta osservatrice, durante la ricreazione, non poté far a meno di notare una bimba di “terza”, triste triste che se ne stava tutta sola, appoggiata ad un muro del piccolo cortile, ove tutti erano stati invitati per vedere l’alto abete che, di lì a pochi giorni si sarebbe trasformato in un coloratissimo albero di Natale.
Avvicinandosi, Veronica vide meglio quel bel visetto, tutto rigato da lacrime che sgorgavano senza fatica da occhi di cristallo.
La bambina piangeva in silenzio, il corpicino minuto la rendeva ancor più indifesa e quelle foglioline secche, strette tra le mani, trasmettevano grande malinconia.
Veronica le si pose innanzi e col garbo che la contraddistingueva, le disse: ”Ciao, sono Veronica, come ti chiami?” La piccola ebbe un sussulto, come se quella voce gentile, l’avesse strappata da un buio pensiero.
Lo sguardo della piccola si posò sul viso luminoso di Veronica e, sorridendo a sua volta, rispose, con un italiano un po’ stentato: “ Mi chiamo Amira e sono marocchina. Qui non conosco nessuno “ disse con aria smarrita. Poi aggiunse: “ Ogni mio compagno ha cugini o amici in questo paese, ma io non ho proprio nessuno con cui parlare, giocare; i miei genitori sono fuori casa dall’alba fino a tarda sera ed io mi sento tanto, tanto sola”.
Senza pensarci un attimo, Veronica l’abbracciò, accoccolandosela sul cuore, proprio come aveva fatto un tempo con la sua bambola Luna e le disse: ” sarò felice di essere tua amica se lo vorrai, io non ho sorelle né fratelli proprio come te”.
Il viso di Amira era divenuto scintillante e subito asciugarono quelle silenziose lacrime. Ora la tristezza aveva ceduto il posto alla speranza, lei non era più sola aveva trovato un’amica buona e sincera, che avrebbe pian piano affievolito quella penosa nostalgia per il suo Paese, per i suoi parenti ed amici tanto lontani.
La bambina raccontò a Veronica alcune bellezze dei luoghi in cui era cresciuta sino ad allora, lasciandole immaginare una natura spettacolare, fatta di colori caldi e musiche misteriose, di profumi intensi ed inebrianti. Le raccontò anche di antichi mosaici, maschere di argilla e tè alla menta, infondendo in Veronica una curiosità profonda. “Questa bimba”, pensò Veronica affascinata, “così piccola e già tanto attenta alla natura e alle diversità dei luoghi e dei suoi abitanti!”.
L’anomala lezione terminò all’ora consueta e le due nuove amiche, camminando fianco fianco lungo il vialetto di ghiaia bianca, raggiunsero l’uscita, dove la mamma di Veronica era in attesa.
Era il giorno di Santa Lucia e Veronica, felice, pensò che mai regalo più bello avrebbe potuto desiderare dalla santa dei bambini: una nuova e preziosa amica!
Quel giorno e per molti altri ancora, Amira fu ospite nella casa di Veronica, imparò bene la nostra lingua ed anche le nostre abitudini. A sua volta, Veronica ebbe l’occasione di conoscere i giovani genitori della sua piccola amica e di apprezzarne usi e costumi, nonché i piatti tipici e soprattutto, essendo una golosona, i dolci!
favola inedita di TERESA STRINGA
(nella foto)