Gli psicologi dello sviluppo collocano la vera e propria scoperta dell’identità maschile e femminile intorno ai 3 anni di vita. Già a un anno il bambino comprende che le persone si suddividono in maschi e femmine, sull’esempio di mamma e papà, ma solo a tre anni ne è veramente consapevole.
Quali sono gli “stereotipi sociali”, spontanei e indotti dalle abitudini sociali, che ci permettono di cogliere le differenze sessuali?
- Le preferenze per i giochi e per i giocattoli: a esempio, i maschi si impegnano di più in giochi di movimento, dove la fisicità ha un ruolo predominante e con giocattoli dalle caratteristiche “maschili”, quali costruzioni, armi, automobiline. Le femmine spesso si dedicano ad attività con bambole e colori, che riproducono mansioni tradizionalmente femminili o giocano con le costruzioni e le automobili, ma con un’impostazione diversa da quella maschile.
- La scelta di compagni dello stesso sesso: a partire dai tre anni, i bambini di norma prediligono amici dello stesso sesso, con cui hanno più affinità. Questa differenza prosegue e diventa più definita negli anni a seguire, fino alla pre-adolescenza e adolescenza, periodi che sono invece caratterizzati da un progressivo riavvicinamento.
- Stili di relazione diversi: i maschi tendono a stabilire interazioni basate su forme di organizzazione interna al gruppo, con un capo e vari ruoli dei componenti. Nel gioco sono poi più diretti e a volte esprimono il contatto del corpo con gli amici con aggressività. Le bambine, al contrario, collaborano di più tra loro e sono più sensibili, controllate e comprensive.
A tre anni il ruolo degli adulti è molto importante, perché sono un modello e il vero punto riferimento per il bambino.
I ricercatori ritengono che, fin dalla nascita, anche gli stili educativi dei genitori sono diversi nei confronti dei due sessi. Per esempio: le femmine sono più stimolate sul piano affettivo e verbale, i maschi vengono incoraggiati a esplorare e ad essere attivi all’interno del loro ambiente. L’impostazione dell’educazione è molto importante nello sviluppo dello stereotipo maschile/femminile.
Anche se negli ultimi anni gli stili educativi stanno lentamente cambiando, la madre è più forte e a volte ha un ruolo molto simile al maschio anche nella vita, è dunque un modello diverso per i suoi bimbi. I ruoli vanno sempre più sfumandosi.
Quale deve essere quindi l’atteggiamento del genitore di fronte ad un bambino che cresce e scopre la propria sessualità?
Sarà sempre la guida e l’esempio principale, per questo si consiglia di porsi in ascolto, cercando di comprendere la natura e l’indole dei propri figli.
Sin da piccoli, infatti, i bambini pongono domande semplici e sincere (ad esempio chiedendo come nascono i bambini, oppure perché i maschi siano fisicamente diversi dalle femmine….) che pretendono risposte altrettanto franche; mentre l’atteggiamento generale degli adulti è spesso quello di spaventarsi e di rispondere in modo evasivo.
E’ invece importante fermarsi ad ascoltare quello che il bambino ci sta chiedendo e sforzarsi di provare a rispondere in modo chiaro e sincero, perché l’atteggiamento sfuggente e la chiusura portano i piccoli a darsi da soli risposte, inibiscono le loro curiosità e gli trasmettono ansia, perché ciò che non comprendono chiaramente li spaventa.
E’ solo attraverso la presenza di una guida sicura che il bambino può creare un’immagine di sé e del mondo che lo circonda concreta e stabile nel tempo. Un atteggiamento che lo porterà a maturare affettivamente fino ad arrivare preparato e sicuro al periodo adolescenziale, perché cosciente di essere compreso, rispettato e di avere delle figure di riferimento stabili a cui appoggiarsi in tutte le età della vita.
Cristina Colombi
Psicologa dello Sviluppo