Per comprendere meglio cos’è la ‘psicomotricità’, proposta sia nelle scuole che in studi privati, ai bambini e agli adulti, e quali benefici può portare, intervistiamo la dott.ssa Alessia Galli, pedagogista clinico e psicomotricista funzionale:
Cominciamo dalle basi: dott.ssa Galli cosa si intende per psicomotricità?
La Psicomotricità funzionale della Scuola di Jean Le Boulch è una scienza che si rivolge alle reali esigenze della persona nella sua globalità: sia mente che corpo. E’ una metodologia educativa, che si basa sullo sviluppo armonico e completo della persona di qualsiasi età, condizione fisica e psichica, riconoscendola come protagonista della propria crescita. Ciò che distingue un intervento psicomotorio dal gioco fine a se stesso del bambino, o dalla semplice attività di ginnastica, è la progettualità che partendo dall’azione spontanea del soggetto offre nuove opportunità di sperimentazione ed espressione di sé, attraverso un percorso e degli obiettivi educativi intenzionalmente pensati. Non c’è un metodo uguale per tutti ma ogni intervento si costruisce “sulla” persona. Nel realizzare l’attività psicomotorio funzionale si seguono due importanti principi: creare condizioni di relazione positive e avere obiettivi funzionali specifici.
E’ importante il termine ‘FUNZIONALE’ associato al concetto di psicomotricità?
Il termine “funzionale” si concretizza nel potenziare e valorizzare le abilità dell’individuo e da qui partire verso un’evoluzione dinamica e propositiva di sé. Come si legge nello Statuto dell’ASPIF (Associazione Psicomotricisti Funzionali) “L’azione educativa ha come obiettivo la realizzazione di una persona che sappia eseguire un movimento che conviene in ogni caso particolare, un modo di essere efficace [e quindi funzionale] sull’ambiente con una azione giusta nel momento adatto.” Non basta però essere efficaci nei propri movimenti, è necessario imparare a capire cosa accade nel proprio corpo e quindi partecipare alla funzione di interiorizzazione. Lo psicomotricista funzionale utilizza il corpo e il movimento come intermediari per osservare e conoscere i punti di forza e i punti deboli del soggetto e come strumenti attraverso i quali intervenire sull’equilibrio dei sistemi funzionali, nella consapevolezza che tramite il movimento si agisce sul sistema nervoso centrale e quindi anche sulle funzioni mentali. Inoltre l’efficacia dell’azione porta motivazione, senso di adeguatezza ed equilibrio emotivo e psicofisico aspetti importanti per un armonico sviluppo della persona.
Chi può trarre reale beneficio da questo tipo di attività?
La psicomotricità funzionale tramite il movimento aiuta coloro che possono essere compromessi nelle funzioni motorie, cognitive, sensoriali e psico-affettive, partendo dalla disponibilità del soggetto stesso e valorizzandone man mano le risorse personali. La psicomotricità funzionale è intesa come pedagogia del movimento, rivolta alla persona e non al malato, né tantomeno al sintomo o alla specifica difficoltà.
E’ possibile parlare di ‘psicomotricità e prevenzione’?
Ulteriore aspetto che contraddistingue la psicomotricità funzionale è quello della prevenzione. Tale metodologia è infatti in grado di fornire tutte le esperienze necessarie e indispensabili per l’acquisizione dei pre-requisiti scolastici. Per tale motivo sempre più frequentemente le scuole dell’infanzia e le scuole primarie attivano percorsi formativo-esperienziali per gli insegnanti volti a creare competenze didattiche e operative nel gruppo docenti o direttamente percorsi psicomotorio funzionali rivolti ai bambini.
I percorsi psicomotori individuali o di gruppo rivolti al bambino favoriscono l’espressione globale e spontanea del sé rispondendo ai suoi bisogni più profondi. Attraverso svariate esperienze psicomotorie, in una situazione “protetta” e accogliente, il bambino può esprimersi, vivere se stesso e le proprie emozioni, creare, sperimentare attraverso prove ed errori, entrare in relazione con i compagni, con l’adulto, con gli oggetti, con lo spazio che lo circonda.