Capita sempre più spesso che i bimbi manifestino disturbi della parola.
Cosa deve fare un genitore? Quali sono i campanelli d’allarme?
Intervistiamo la Logopedista Federica Andreola, del Centro Kenteo a Crema, per conoscere meglio come può aiutare i bambini e le famiglie con queste piccole difficoltà:
Dott.ssa, chi è il Logopedista? Di cosa si occupa?
Il logopedista è la figura sanitaria specializzata nell’educazione e nella rieducazione del linguaggio e della voce. Per tutto il periodo di crescita del bambino si occupa della riabilitazione dei ritardi e dei disturbi del linguaggio, dei disturbi della fluenza (balbuzie) e delle difficoltà negli apprendimenti scolastici (lettura e scrittura).
Quali sono i disturbi del bimbo per cui i genitori dovrebbero rivolgersi ad uno specialista?
In generale, il genitore dovrebbe consultare il logopedista se si rende conto che il piccolo non riesce a parlare come i suoi coetanei. I disturbi del linguaggio possono essere tanti: ritardi del linguaggio, diffetti nella pronuncia di suoni e parole, difficoltà nella strutturazione della frase, balbuzie.
Il logopedista si occupa anche dei disturbi nell’apprendimento scolastico: se il bambino è in difficoltà nell’imparare a leggere e scrivere, oppure è più lento dei suoi coetanei, è utile consultare un logopedista.
I ritardi del linguaggio: cosa sono e quando intervenire
Si può sospettare un ritardo del linguaggio quando lo sviluppo del linguaggio del bambino non rispetta le tappe canoniche. Ecco quali sono:
Intorno ai 6 – 7 mesi il bambino inizia a produrre sequenze di suoni che assomigliano alle sillabe. Questa fase si chiama lallazione. A partire dai 12 mesi il bambino dice le prime parole di senso compiuto. Intorno ai 18 mesi il bambino dovrebbe possedere un vocabolario di circa 50 parole. Tra i 18 e i 24 mesi inizia a combinare le parole producendo delle piccole frasi, che dapprima sono semplici accostamenti di due parole (ad esempio mamma via, etto bimbo, palla mia). In questo periodo il bambino impara molte parole nuove velocemente. Tra i 24 e i 36 mesi il bambino impara a produrre frasi sempre più complesse, con verbi ed elementi grammaticali (articoli, pronomi, aggettivi). Intorno ai 3 anni è in grado di produrre delle frasi corrette. I suoni raggiungono la maturità articolatoria in tempi diversi. Entro i 48 mesi il bambino dovrebbe saper produrre tutti i suoni della lingua italiana. Quindi, i genitori dovrebbero richiedere un inquadramento logopedico nei seguenti casi: se entro i 12 mesi non compare la lallazione, se entro i 18 mesi non compaiono le parole, oppure compaiono ma sembra che le usi in modo casuale, senza un significato stabile, se entro i 24 mesi non compaiono le prime le frasi di due paroline, se tra i 24 e i 36 mesi il vocabolario è ridotto, fatto di pochi termini spesso incomprensibili, se dopo i 36 mesi le frasi sono incomplete e telegrafiche, se dopo i 48 mesi le parole non sono pronunciate correttamente.
A che età è opportuno programmare una prima visita e come si svolge?
La valutazione logopedica può essere richiesta in qualsiasi momento ci si renda conto che il linguaggio del bambino ha un livello di sviluppo inferiore a quanto atteso per la sua età.
Il logopedista farà un bilancio delle competenze linguistiche: rileverà il numero parole prodotte, la qualità dei suoni, la capacità di strutturare frasi, il livello di comprensione dei messaggi verbali.
Per un esame del linguaggio servono in genere 2 o 3 incontri. Se il bambino è piccolo si svolgono attraverso il gioco e ci si avvale di questionari che compileranno i genitori su come utilizza il linguaggio nelle situazioni quotidiane; se è più grandicello si utilizzano dei test, in cui gli viene richiesto di indicare o verbalizzare delle figure, di raccontare delle storie. Queste prove sono in genere bene accettate dai bambini, poiché la seduta di logopedia ha più le caratteristiche di una seduta di gioco che di una visita. Contrariamente a quanto si riteneva in passato, in caso di ritardi dello sviluppo del linguaggio è meglio non aspettare che il bambino abbia 4 o 5 anni per richiedere un inquadramento logopedico: a 3 anni (e se necessario anche prima, con l’aiuto dei genitori) è già possibile fare un bilancio delle competenze linguistiche del bambino. Quindi, se a 3 anni il bambino dice poche parole, se le sue parole sono spesso incomprensibili e i genitori si ritrovano spesso a doverle “tradurre” per gli estranei, se produce frasi incomplete o sgrammaticate, è bene richiedere precocemente un bilancio logopedico. Un inquadramento precoce permetterà di avere consigli su come procedere per stimolare maggiormente il bambino nelle situazioni di vita quotidiana e di programmare l’eventuale intervento logopedico, se necessario, con la modalità e la tempistica adeguata, evitando così che si strutturi un problema che il bambino si trascinerebbe e che gli potrebbe causare una serie di difficoltà negli apprendimenti poiché i disturbi e i ritardi di linguaggio non risolti, oppure risolti tardivamente, possono causare difficoltà a scuola.
Qual’è la durata media del ciclo di incontri?
La durata dipende dalla tipologia del problema che si deve affrontare e dalla risposta del bambino, che può essere più o meno rapida. La durata viene prevista in sede di valutazione, quando il logopedista stabilisce e illustra ai genitori il programma di lavoro.
Come impara il bambino a correggere le sue difficoltà di linguaggio?
A seconda dell’esito del bilancio logopedico, si potrà decidere di aiutare il bambino con delle sedute di logopedia oppure, se molto piccolo, di dare delle indicazioni ai genitori su come stimolare lo sviluppo del linguaggio nell’ambiente familiare e programmare dei monitoraggi.
Esistono comunque caratteristiche dello stile comunicativo dei genitori più adatte a favorire il linguaggio, così come proposte di gioco che ne promuovono lo sviluppo.
La balbuzie: cos’è e quando intervenire
La balbuzie è un’alterazione della normale fluenza del linguaggio, caratterizzata da blocchi, esitazioni, ripetizioni e prolungamenti di suoni. Periodi di questo tipo possono essere fisiologici nel corso dello sviluppo del linguaggio, ma se non si risolvono entro i 3 anni di età è bene consultare un logopedista, che potrà darvi indicazioni su come intervenire per aiutare il bimbo nei momenti di blocco. Il trattamento diretto di solito si riserva ai bambini più grandicelli, oppure a quei casi in cui il problema non si risolva con dei semplici accorgimenti adottati nell’ambiente familiare.
I disturbi dell’apprendimento scolastici: cosa sono e quando intervenire
Lo sviluppo di buone competenze linguistiche in età prescolare protegge da disturbi dell’apprendimento, poiché le abilità di lettura e scrittura dipendono dal linguaggio. Per questo è fondamentale che entro l’inizio della Scuola Primaria il bambino abbia risolto eventuali difficoltà di linguaggio. I disturbi dell’apprendimento sono più frequenti in bambini che hanno avuto, in età prescolare, ritardi o disturbi del lunguaggio, ma non sempre è così: a volte bambini che hanno avuto uno sviluppo linguistico nella norma possono presentare comunque difficoltà nell’imparare a leggere e scrivere. Potrebbero fare errori tipici nella lettura e nella scrittura, come inversioni, omissioni, sostituzioni di lettere oppure potrebebro risultare molto più lenti dei coetanei.
Se il bambino mostra difficoltà di lettura e scrittura, il momento ideale per fare la prima valutazione è tra la fine della Prima e l’inizio della Seconda. Fino alla Terza non sarà possibile diagnosticare un eventuale Disturbo Specifico di Apprendimento (DSA), se presente, ma l’intervento precoce permetterà di ridurre l’impatto di eventuali difficoltà sui successivi apprendimenti del bambino. Le Insegnanti sapranno comunque consigliare ai genitori se e quando è opportuno effettuare la valutazione logopedica, che in questo caso consisterà in prove di lettura e scrittura molto simili ai compiti scolastici.
Intervista alla: Dott.ssa Federica Andreola – Logopedista, Centro Kenteo (Crema)