In un mondo in cui tutti hanno fretta,
tutti corrono, ottimizzano, delegano,
sintetizzano, sollecitano.
In un mondo in cui tutti mettono al mondo figli
ma poi non vedono l'ora che siano grandi,
autonomi, ricettivi, prodigiosi, veloci, perfetti,
belli, atletici, intelligenti, stimolati. Migliori.
In un mondo in cui a un anno i bambini
vengono depositati in un asilo nido che li farà
cantare, suonare, manipolare, socializzare, dipingere,
imparare e acquisire.
Chi meno piangerà per la mancanza della mamma,
sarà il più bravo.
In un mondo in cui a tre anni i bambini vengono
portati alla scuola dell'Infanzia dove imparano a scrivere,
a leggere, a usare il bagno da soli, a nuotare,
a parlare l'inglese, ad arrangiarsi. A entrare nella società.
In un mondo in cui i bambini parlano come piccoli adulti
perchè non c'è filtro fra loro e la televisione-spazzatura.
In cui i bambini fanno due attività sportive extrascolastiche
perchè così 'riempiono il loro tempo'.
In un mondo in cui tutto è accelerato,
c'è fretta di vederli crescere, c'è fretta di non doversene occupare,
c'è fretta di riprendersi la propria autonomia,
di uscire dalla maternità, di tornare a lavorare,
di impossessarsi nuovamente della propria vita di donne.
In un mondo che va come una centrifuga,
mio figlio mi ha detto 'FERMA'.
Il mio secondogenito mi ha detto che a lui così non va.
Da quando è nato mi ha messo un freno.
Mi ha preso per mano e mi ha obbligata ad andare al suo passo.
Mi ha fatto rallentare perchè ha bisogno dei suoi tempi.
Mi ha chiesto di fermarmi lungo la strada con lui,
e aspettarlo mentre affronta le sue tappe.
Mi ha costretto a non pensare di tornare a lavorare,
perchè ha bisogno delle mie cure costanti,
in cui solo io lo posso accompagnare.
Mi ha chiesto di non aspettarmi che camminasse a un anno,
che parlasse a uno e mezzo, che salisse le scale da solo a due.
Mi ha chiesto di non lasciarlo in un asilo nido a un anno
e nemmeno a due, perchè non se la sarebbe cavata con la sua salute.
Mi ha supplicato di non mettergli fretta,
ma di aspettare che i suoi organi pian piano si sviluppino
mentre lui sta ancorato a me, che l'ho messo al mondo.
Mi ha fatto capire che il suo sviluppo ha bisogno di amore e pazienza,
più che delle attività didattiche e della sollecitazione.
Mio figlio mi sta insegnando a fermarmi e raccogliere sassi e foglie secche
lungo la strada senza fretta, mentre gli altri corrono la gara della vita.
Perchè tanto, dove dobbiamo correre?
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