Le emozioni sono innate o si acquisiscono con il tempo? I ricercatori hanno condotto numerosi studi al riguardo per dimostrare l’esistenza delle emozioni al momento della nascita.
La vasta gamma di esperimenti in questo senso e i risultati ottenuti portano oggi a dire che le emozioni sono innate: il neonato prova gioia, rabbia, dolore, l’unica differenza con l’adulto è che non ne è ancora consapevole.
La presenza dei genitori, le prime figure con cui il piccolo entra in contatto dalla nascita, è fondamentale perché consente al bambino di comprendere la differenza tra mondo esterno e interiore. I genitori sono inoltre un modello per la costruzione del rapporto con gli altri.
I bambini piccoli tendono a collegare le emozioni a situazioni ed eventi concreti, per esempio: la gioia può essere ricondotta ai baci e alle coccole dei genitori, la tristezza alle punizioni, la rabbia ai dispetti degli altri bambini e la paura ai ladri, al buio, al temporale (paure molto frequenti nei piccoli).
Crescendo, i bébé arrivano a comprendere sempre meglio i propri stati d’animo e quelli altrui e, intorno ai sei anni, riescono a mascherare le proprie emozioni, manifestando quello che gli altri si aspettano da loro.
In che modo i genitori possono insegnare ai figli a riconoscere le proprie emozioni?
1. Innanzi tutto occorre esserne consapevoli: solo una buona conoscenza di se stessi può aiutare a comprendere gli aspetti emotivi dei propri figli. Significa riconoscere il fatto di provarle e identificare correttamente i propri sentimenti.
2. Ascoltare con empatia i sentimenti del bambino: i bisogni del figlio (paure, timori, preoccupazioni) vanno accolte con attenzione, interesse e comprensione. I bimbi, anche piccoli, hanno spesso molto da dire, ma non sempre vengono ascoltati. Accogliere quello che dicono, non significa registrare solo il dato comunicato, ma riflettere insieme, provando a porsi nella loro prospettiva.
3. Aiutare il bambino a trovare le parole per definire le emozioni che prova: ogni emozione ha un nome ben preciso; imparare a nominarle significa incominciare a riconoscerle, a distinguerle e a padroneggiarle in modo più consapevole.
4. Riconoscere la responsabilità del bambino: la presentazione di un problema del figlio (per esempio, la paura del buio o del temporale) porta spesso i genitori ad attivarsi alla ricerca di diverse soluzioni, nel tentativo di risolverlo completamente. Il rischio che si corre è però quello di sostituirsi completamente al piccolo. Ma lui è padrone delle emozioni e del modo di essere e pensare e quindi va supportato, aiutato, e non escluso dalla risoluzione del problema.
L’educazione alle emozioni può avvenire anche attraverso l’utilizzo di alcuni strumenti concreti, come:
- I DISEGNI: con le rappresentazioni grafiche i bambini esprimono spesso il loro mondo interiore, fatto di paure, ansie e desideri. Chiedere al bambino di disegnare le emozioni (come la gioia, la rabbia, la paura) può aiutare il genitore ad aprirsi al figlio e ad accogliere meglio i suoi bisogni.
- LE FAVOLE: le storie stimolano la fantasia dei bambini e aiutano a distinguerla dalla realtà; inoltre racchiudono al loro interno diversi personaggi, con caratteristiche ed emozioni proprie.
La presenza del genitore nella lettura di una fiaba è quindi fondamentale, perché gli permette di aiutare il bambino a prestare attenzione a quello che accade e a riflettere.
CRISTINA COLOMBI
Psicologa
Crema
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