“Più il bambino si rende conto che per noi è importante che mangi, più utilizza il ricatto e decide di non mangiare quando vuole ottenere qualcosa. Spesso perché si sente trascurato e vuole le nostre attenzioni. Questa è una cosa che tutte le donne dovrebbero sapere quando diventano madri”.
Esordisce così Roberta Schira, scrittrice e psicologa del gusto, durante la nostra intervista. Ha le carte in regola per trattare il tema: è autrice di ‘Cucinoterapia’ (Salani editore), dedicato a chi ‘accudisce, cura e ama se stesso e gli altri con il cibo’ ed è mamma. La sua scrittura fonde l’esperienza personale con gli studi di psicologia e la passione per la cucina (più che nota, la Schira è da anni autrice di testi dedicati all’arte culinaria e al gusto).
Nel testo Cucinoterapia l’autrice tratta il tema coinvolgendo sia chi cucina per i propri cari, sia chi lo fa solo per sé e non trascura l’idea di farlo per gioco, per terapia, per guarire ed evadere. Ma noi approfittiamo dell’incontro con lei per approfondire il tema del rapporto genitori/figli ai fornelli.
Roberta, la tua passione per il cibo e la cucina è nata in famiglia?
Proprio il contrario, mia mamma insegnava e spesso lasciava preparare il pranzo alle governanti e io, da piccola buongustaia, non amavo i loro piatti. Per questo verso i 15 anni ho deciso di imparare a cucinare da sola. Ma la folgorazione l’ho avuta a 6 anni quando mio padre, che aveva un caseificio, mi ha fatto assaggiare la crescenza e mi ha invitato ad assaporare il gusto fino in fondo, perché la fase finale della degustazione, se il formaggio è buono davvero, sa di nocciola. Un’azione che mi ha aperto un mondo, ho scoperto che ogni sapore ha due letture, dietro alla prima sensazione ce ne può essere un’altra. Da allora sono stata sempre più consapevole.
Poi con il tempo ho seguito diversi corsi di cucina, ho provato e sperimentato di tutto, cominciando dalla materia e poi passando alla teoria.
Cucinare per passione richiede tempo, che è proprio quello che manca a tante mamme..
In realtà per realizzare piatti con amore bastano due ingredienti miscelati nelle dosi giuste. E poi io invito sempre a non colpevolizzarsi se non ci si sente portati, incaricate altri e gustate con passione. Perché la cucino-terapia funziona anche se la si riceve, non solo se si prepara tutto in prima persona.
Com’è la stanza dove crei le tue leccornie? Che prodotti prediligi?
La vorrei più grande, però è molto accessoriata. Tanti piccoli strumenti manuali che mi permettono di perfezionare la realizzazione dei piatti più complessi.
Consiglio a tutte le mamme di realizzare ricette semplici e veloci. L’unico punto di forza dovrebbe essere il prodotto fresco. Cioè la frutta e la verdura del mercato, i formaggi, i giusti abbinamenti che esaltano i sapori genuini. Così i bimbi imparano a conoscere il profumo e il sapore più intenso dei singoli ingredienti, è una buona scuola per arrivare in futuro ad apprezzare i piatti più complessi.
'Lavorare il cibo' è anche un bel gioco, da fare con bimbi di tutte le età. Ci dai qualche suggerimento?
Consiglio sempre di impastare. Cioè preparare la pasta fresca, o la base per la torta o i biscotti, in compagnia dei propri figli. E’ terapeutico a tutte le età. E’ utile con bimbi piccoli per insegnargli nuove abilità, per dargli la soddisfazione di creare qualcosa da soli, ma è utile anche con figli adolescenti.
Se si vuole parlare con i propri ragazzi, il modo migliore è preparare la pizza insieme: mentre si impasta le confidenze escono da sole. L’atto di modellare in compagnia rilassa, crea intimità e apre i cuori. Manipolare un impasto è manipolare la propria vita.
Per i più piccoli, dai 4 anni, si può partire dalla miscela primordiale: acqua, farina e sale. Una chicca: le figure che realizzano i bimbi possono essere interpretate come i disegni. Loro danno corpo ai pensieri e ai propri fantasmi plasmando forme diverse.
Tornando infine ai bébé e alla tua dichiarazione iniziale. Qualche consiglio per lo svezzamento?
Devono poter sporcare e sporcarsi quanto vogliono le prime volte che provano il cibo. Ma anche dopo. Pulire continuamente tutto, soprattutto pulirgli la bocca spesso mentre mangiano, li porterà a diventare adulti rigidi e maniaci della pulizia. E non gli permette di vivere il consumo del pasto con serenità. Devono sperimentare, toccare per valutare la consistenza, annusare e mangiare il più possibile da soli. Anche sedere al tavolo in compagnia dei genitori li fa sentire partecipi, accolti. Il comportamento alimentare si forma fin da piccoli attraverso le azioni, lo sguardo, l’imitazione del modo di consumare i pasti dei genitori. Se il clima è rilassato e il bimbo è libero di scegliere se mangiare o meno, lui si sente autonomo e non sprecherà di certo la sua pappa, se sa che non può utilizzarla per ottenere qualcosa d’altro dai genitori.
Intervista a cura di Albachiara Lunghi